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Immagine del redattoreEnrico Antonio Cameriere

Libertà e paura o libertà dalla paura? - EASY RIDER - LIBERTA' E PAURA O LIBERTA' DALLA PAURA?

Alture rosse, tornite e levigate dal vento e dalla pioggia, torri color mogano si levarono verso un cielo di metallo e una lingua rasposa di asfalto divise la sabbia del deserto. Secchi arbusti nocciola e sparuti ciuffi di erba giallognola. Delle palle di arbusti rotolavano in mezzo a nubi di polvere grigia.

Un rombo sordo. Un secondo. Comparirono due piccole ruote, e due lunghissime forcelle. Due moto sfrecciarono veloci. Un casco con la bandiera degli USA e un cappello da cowboy.



Questo l’incipit di Easy rider. Film mitico, considerato da tanti come il primogenito della nuova Hollywood. La pellicola ha vinto il premio per la miglior opera prima al 22º Festival di Cannes e ha guadagnato due nomination all'Oscar,come miglior sceneggiatura e miglior attore non protagonista con Jack Nicholson.



Peter Fonda, Dennis Hopper e Jack Nicholson riuscirono, con un mix particolare, a dare corpo ai sogni di una generazione. Libertà e paura, il sottotitolo del film identifica il desiderio e al tempo stesso la paura di volare, di sganciarsi da vecchi schemi che erano risultati deludenti. Il mito della frontiera portato in Vietnam fece scoprire tante cose sulle quali riflettere. Il movimento di opposizione alla guerra era in uno dei punti di massima intensità. In Canada erano allestiti centri di assistenza per i renitenti alla leva. Le comuni nascevano in tante parti del paese e la società era fortemente polarizzata. E nel film prende forma la libertà di conoscere e paura delle forze reazionarie.



Uno dei primi film on the road, figlio adottivo di Sulla strada e di Diari della motocicletta, ma nipote dell’Odissea, forse le prima opera rock, di 2.500 anni fa, storia di sesso (Calipso, Circe e mille altre), droga (mangiatori di loto) e rock and roll (sirene).

Una curiosità, il soggetto del film fu basato su Il sorpasso, di Dino Risi con Gassman e Trintignant.

Memorabile Dennis Hopper anche come regista, figura iconica della beat generation che partì da Gioventù bruciata, per passare a L’amico americano, Apocalypse now e Fuga da Hollywood (anche regia) film che distrugge l’idea industriale del cinema USA. In Fuga da Hollywood è stato inserito nella lista “I peggiori 50 film di sempre”, ma reputo ingiustamente, anzi il film è un’interessante riflessione sul mondo del cinema e sulla finzione.



Il direttore della fotografia di Easy rider è László Kovács, che ,con l’amico di sempre Vilmos Zsigmond hanno dato un segno indelebile alla fotografia del cinema statunitense. Di fatto, però non ci fu una vera a propria troupe, ma il film fu girato da amici hippy. Pare che a un certo punto sbagliarono completamente il diaframma e l’immagine fu irrimediabilmente compromessa (tecnicamente andarono a finire sulla spalla della curva sensitometrica), allora montarono le immagini come se fosse una soggettiva di un trip lisergico.



Film girato in maniera agile, strizzando l’occhio ai B movie e ai documentari, in 16 mm e gonfiato in 35, creando una sgranatura che, restituisce sullo schermo un senso di immediatezza e verità, rifuggendo le immagini patinate. Il nuovo cinema statutitense è sicuramente figlio del neorealismo italiano e cugino della nouvelle vague francese.



Ma cosa lega Rossellini a Godard ed Hopper? La voglia di uscire dagli studi con una macchina da presa e andare a sentire il profumo della vita. Easy rider non aveva neanche una sceneggiatura completata, quando si iniziarono le riprese, Hopper e Fonda l’hanno completata mentre giravano, facendosi guidare dagli eventi. Due curiosità: durante le riprese gli attori fumavano realmente marijuana e ogni tanto biasciano le parole proprio per l’effetto dell’erba, e la Harley Davidson si rifiutò di fornire le moto per il film.



E che dire della musica? La vera colonna portante del film, partendo da Born To Be Wild degli Steppenwolf

Metti in moto il tuo motore

esci in autostrada

alla ricerca di avventura

in qualunque cosa ci capiti.

Un inno alla controcultura che era esplosa da poco nel Nord America e stava approdando in Europa. E poi The Byrds con “Wasn’t Born to Follow”, Jimi Hendrix con “If 6 was 9” tratta dall’album Axis e tanti altri.


Da vedere e ascoltare, da ascoltare e vedere.

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