Un recital in Blues; quattro strade che convergono in un ideale "crossroads" verso il centro di quell'incrocio. Quattro strade che significano quattro arti: musica, fotografia, illustrazione, narrativa.
E al centro di queste quattro strade c'è lui, il Blues, il centro di gravità permanente che attrae i quattro modi di raccontare e che ne è il nucleo pulsante.
Come è nato My God is Blues?
Semplicemente dopo la pubblicazione del mio libro di racconti: "Fra la via Aurelia e il Mississippi".
Un libro di racconti "in Blues", ambientati sia nella nostra terra che quella dove il Blues è nato. Sei racconti in cui si mischiano realtà e leggenda, sempre all'inseguimento della mitologia che viene di là... dal Delta del Mississippi.
E dopo un libro, al posto delle solite presentazioni e bla bla bla mi è venuto in mente che quei racconti si potevano presentare in qualche modo.
Ad esempio con la musica.
Ecco così che nasce My God is Blues: un incontro iniziale fra le mie parole e le note che uscivano dalla Dobro di Marcello Rossi.
Un incontro fra racconti e canzoni, a cui si è unita la matita (e il pennello, i colori) di Cristiano Soldatich, per delle esibizioni in "live painting Blues" che hanno arricchito le serate dal vivo.
Disegni che raccontano i grandi del Blues, e che raccontano quello che nei racconti succede. Racconti che danno vita a nuove canzoni, che vanno così ad arricchire il recital. E poi... la fotografia. Si può narrare il Blues attraverso le foto? Sì, certo che sì. E allora nella narrazione fotografica entra Andrea Berti, che propone il suo Blues attraverso l'obiettivo della macchina fotografica.
Fotografie che inseguono il Blues, che lo narrano, fotografie che entrano all'interno del recital raccontando i momenti in cui il Blues viene raccontato.
E che vanno a inserirsi nel crossroads con i racconti, con le canzoni, con i disegni, formando così quel tessuto narrativo che in breve e in poche parole abbiamo chiamato "My God is Blues".
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