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Mbrischio #16 - Cesare Basile e i Caminanti

Aggiornamento: 20 ott 2022

Catanese, classe '64, artista dalla carriera ormai più che trentennale e dalle tante collaborazioni importanti sia a carattere nazionale che internazionale, sarebbe difficile qui riproporre una biografia completa di Cesare Basile. Ma quello che chi legge non deve trascurare è che parliamo di un artista che tornato nella sua terra si dedicherà molto anche all'attività sociale: è uno dei principali promotori dell'Arsenale - Federazione Siciliana delle Arti e della Musica e con l'Arsenale e i cittadini catanesi occuperanno il Teatro Coppola di Catania nel dicembre 2011.

Nel 2013 si aggiudica la Targa Tenco nella categoria "miglior album in dialetto", targa che non ritirerà per protestare contro la SIAE, con cui il Premio Tenco ha forti legami.

Ed è infatti da una decina di anni che il nostro si era avventurato nella scrittura in dialetto, e disco dopo disco, arriviamo all'album per cui oggi ne parliamo in questa rubrica: "Cummeddia".

Il disco in realtà è uscito ormai già da qualche anno, a fine 2019 e a tre anni dal precedente "U fujutu su nesci chi ffà", e venne anticipato dall'uscita del videoclip di "Arvulu Rossu". Un disco che può vantare anche preziose collaborazioni, come Hugo Race , Gino Robair, Alfio Antico, Roberto Angelini, Rodrigo D'Erasmo.





Come spiegato dallo stesso cantautore, <<"Cummeddia" in siciliano vuole dire cometa o aquilone. Il passaggio di una cometa è segno infausto, presagio di sventure pubbliche, monito divino, annuncio di peste. La peste stravolge le relazioni umane e determina un nuovo ordine basato sul sospetto, l’accusa, il controllo, la definizione di zone e confini invalicabili. L’ordine è lo stato d’assedio, l’emergenza continua in cui la sospensione delle libertà viene presentata come il prezzo necessario per la sopravvivenza della società. Radicalizzazione del tutti contro tutti per difenderci da tutti, infine da noi stessi. Separati dal mondo e dalle nostre creazioni quotidiane. La regola è la peste. Dopo averci accecato lo spirito ci strappa il cuore. Di fronte all’ordine della peste l’unico gesto è la rivolta, quando la cometa aquilone annuncia non il castigo ma un nuovo cominciamento».




Nel 1939, a Catania, il questore Molina ingaggia la sua personale guerra contro la pederastia. Ossessionato dai iarrusi (gli omosessuali) li perseguiterà in ogni modo fino alla deportazione alle isole Tremiti. Molti di loro sono ragazzini che, in ossequio alla difesa della mascolinità italica, vengono sottoposti a ispezioni anali, prelievi di sangue, oltraggi corporali di ogni tipo per accertare dove nasce e come si contagia la differenza. Continuiamo ad essere figli dell'infamia.

La canzone è stata ispirata da La città e l'isola, bellissimo e amaro libro scritto sul caso da Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio.




Atmosfere oscure, un intreccio di sonorità tradizionali prese in prestito da tutto il sud Italia e dai sud del mondo mescolate con anima e genio a folk, blues, rock e a testi in dialetto siciliano dalla forte espressività e carica emotiva a comporre un disco che è in perfetto equilibrio fra rock e world music. Uno "mbrischio" che non ci potevamo perdere.


Ad aprire il disco "Mala La terra" in cui un coro femminile recita : Mala la terra ca è Patria, Mala la pianta ca nutrica, spica e ti cava l'arma, mala la terra ca è Patria "


E sugnu talianu, una canzone che già dal titolo parla di appartenenza, ma che poi esprime estraneità, un non riconoscersi più...


Con un desert blues e suoni "tuareg", una psichedelia rock che già aveva sperimentato nell'album precedente, per condannare il potere e le sue derive, che ci hanno portato ad essere quello che siamo oggi, piegati al volere di un padrone in attesa che un evento di forza maggiore ci fortifichi.


Il folklore siciliano viene usato allora anche per raccontare storie come quella de "La curannera" o di "Sette Venniri Zuppiddi", fino a farsi triste realtà come nella Sicilia de "La naca ri l'annijati", una filastrocca "nera", dolce, ma che caratterizza un'isola che da sempre storicamente fa i conti con i morti in mare.


Arrangiato da Cesare Basile (voce, chitarre, percussioni, djeli ‘ngoni, sintetizzatori), Massimo Ferrarotto (percussioni), Sara Ardizzoni (chitarre), Vera Di Lecce (voce, percussioni, cori), Luca Recchia (basso), Hugo Race (tastiere), Gino Robair (percussioni, elettronica), Alfio Antico (tamburi a cornice, voce)

Hugo Race ha inoltre suonato le chitarre su “Cchi voli riri?”

Rodrigo D’Erasmo ha suonato il violino su “Cummeddia”, “Cchi voli riri ?”, “Mina lu ventu”.


Un disco in cui i suoni sono in un equilibrio perfetto, in cui ogni suono sembra essere al posto giusto, segno anche del buon intendersi dei musicisti coinvolti.


In giro già da qualche anno in tour, vi consiglio di non perdervelo assolutamente, in quanto Cummeddia! è uno dei dischi più interessanti usciti nel 2019.

”Ho scelto di non affidarmi a un’agenzia e fare da me. Mi piacerebbe ripartire da relazioni in cui la musica non viene comprata nè venduta ma proposta e suggerita, come quando si organizza un incontro fra persone che non si conoscono ma che si suppone abbiano cose da dirsi, relazioni dirette in cui nessuno si preoccupa di quanti saremo ma di cosa resterà dopo i saluti.” (Cesare Basile)


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