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Mbrischio #11 - The Spirit of the Beehive

Aggiornamento: 17 nov 2021

Dal nome ispirato all'omonimo film surrealista spagnolo del 1973, The Spirit of the Beehive sono una band americana di Philadelphia che debutta con un primo album omonimo nel 2014, e che in questo 2021 torna a regalarci un nuovo e particolarmente più raffinato lavoro, con l'album "Entertainment, Death " uscito ad aprile.


Attualmente i membri che compongono la band sono ufficialmente tre:

Zack Schwartz - voce solista, chitarra, campionatore, tastiere

Rivka Ravede - voce solista, basso, percussioni

Corey Wichlin - tastiere, campionatore, chitarra, batteria, voce


Reduci della cultura punk-DIY che in certe zone degli USA resiste ancora dai primi Ottanta, si cimentano in questa se non altro bizzarra avventura psichedelica che album dopo album li ha portati senza mai ripetersi a un sound spesso spiazzante, sconcertante che li ha fatto crescere sia dal punto di vista del pubblico, e sia in termini compositivi.


Se c'è una canzone di ENTERTAINMENT, DEATH che racchiude al meglio l'essenza dei SPIRIT OF THE BEEHIVE, è "There's Nothing You Can't Do"

La canzone lotta tra il sublime e il mostruoso mentre la voce leggera di Ravede viene superata dall'urlato teso di Schwartz, sottolineato da una batteria dal vivo in frantumi che ricorda le origini della band.

"Questa canzone attinge ad alcune delle estetiche sonore dei vecchi dischi di SPIRIT OF THE BEEHIVE e allinea quei suoni con la strumentazione elettronica che abbiamo esplorato", afferma Wichlin.


Per quanto riguarda il processo che ha invece portato a scegliere come singolo "IT MIGHT TAKE SOME TIME", Schwartz precisa:

"Quella è iniziata come una canzone rock abbastanza normale, ma poi l'abbiamo pesantemente fottuta per renderla più discordante. Ora sembra come annegare"



Ma appunto si diceva, spiazzanti, e quindi...


Invece "THE SERVER IS IMMERSED" è forse la canzone più pop dell'album, prende ispirazione dal lavoro quotidiano di Schwartz nel settore della ristorazione. Dal punto di vista dei testi, segue la monotonia del quotidiano, inducendo l'ipnosi fino a quando tutti e tre i membri della band iniziano a cantare, strappando l'ascoltatore all'incantesimo.



Insomma una band e un album molto particolare che non credo non possa lasciare stupito chiunque.

E molto probabilmente la band ha tutte le carte in regola, molto presto, per diventare una band di culto per l' "indie-rock" del prossimo futuro.


Non perdiamoli quindi di vista, ma soprattutto di ascolto ;)


"Con ENTERTAINMENT, DEATH, hanno pure surclassato gente come Will Toledo (Car Seat Headrest) e Phoebe Bridgers nel tentativo di trasformare la materia rugosa del lo-fi chitarristico in “pop” (o nel suo impostore), traducendolo in una forma mai sentita prima, mai osata da nessuna altra band: è magnifico perdersi nello sballottamento di frequenze medie che sparano a velocità supersonica nell’etere voci di predicatori allucinati, spot pubblicitari conditi da sibillini messaggi subliminali, tir che sfrecciano su una tangenziale saponata e umida, gli ultimi respiri di ritrovati della tecnologia analog-vintage. Il suono della middle-class americana in decomposizione di fronte al tubo catodico che inietta un milione di informazioni al secondo nella retina stanca, e i figli in cameretta a 15 secondi di stories dal collasso – il video di un tik-toker che si squaglia la faccia con l’acido e inneggia al neo-bigottismo del politicamente corretto targato IG. Gli slacker-ismi portatili dei GBV trasmessi da walkie-talkie impastati nella porosità texturale dei Matmos e nella sampledelia orchestrale dei Books: una spruzzata di spleen inter-generazionale, ansia per gli anni Venti, il Ragazzo A che è diventato uomo, un clochard che dorme nella custodia di Phil Elverum.


Ci ricorderemo di ENTERTAINMENT, DEATH alla stregua di uno Zen Arcade, un Surfer Rosa, un Soft Bulletin dei nostri anni: per chi avrà orecchie per sentire e testa per capire. Questa è la materia di cui sono fatti i sogni – o gli incubi, se preferite."



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