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Immagine del redattoreFrancesco Donato

CLASSICS: IRON MAIDEN - Maiden Japan

Aggiornamento: 31 mag 2021


24 Maggio 1981.


Se vi trovaste oggi per puro caso su di un forum dedicato agli Iron Maiden, in vena di alimentare una discussione piuttosto lunga e animata, potreste tranquillamente munirvi di pop corn, birra e chiedere candidamente:


Preferite gli Iron Maiden con Paul Di’Anno o con Bruce Dickinson?


Non ne verrete MAI fuori, potete stanne certi.



Questo perché nonostante Paul Di’Anno fu il vocalist della band britannica solo per i primi due album (l‘omonimo Iron Maiden del 1980 e Killers dell’anno successivo), fu capace di renderli con la sua voce e la sua interpretazione assolutamente memorabili, tanto da essere valutati da molti come la massima espressione della band.

Insomma, un vero fan della vergine di ferro, di fronte alle due fasi della band non può che rendere merito ai due vocalist per l’apporto dato a ciascuna di essere.


I primi due album senza Di’Anno non sarebbero la stessa cosa, i successivi senza Bruce meno che meno.


Detto questo, molto spesso ci dimentichiamo che la discografia degli Iron Maiden con Paul, oltre ai già citati “colossi” e al rarissimo demo-lp The Soundhouse Tape, comprende anche questo Live considerato non solo uno dei primi di una lunga serie di Live album dei Maiden, ma probabilmente il più particolare e originale.


Ma veniamo alla genesi dell’album.


Siamo nel 1981, gli Iron Maiden hanno esordito solo l’anno precedente con un album memorabile considerato tra le migliori uscite del 1980 e sono stati da subito riconosciuti “roba seria” tanto da essere scelti dalla coppia Simmons&Stanley per aprire l’Unmusked Tour dei KISS.

Dopo l’uscita di Killers i nostri consolidano il successo con un altro album favoloso, che di fatto gli apre il mercato mondiale.


Proprio da quel tour e dalla data del 24 Maggio 1981 alla Kosei Nenkin Hall di Nagoya viene registrato Maiden Japan.


Una scelta non casuale, vuoi per le pressioni mosse dal mercato giapponese nei confronti della band e della EMI, vuoi per la “necessità” di mettere subito su vinile l’atmosfera furente che la band faceva respirare durante i loro concerti.


E poi il chiaro riferimento nel titolo ai Deep Purple e a uno dei live album per eccellenza: Live in Japan.


Dicevamo prima il live album dei Maiden più particolare ed originale.


Prima di tutto perché non si tratta di un vero e intero live album, ma piuttosto di un EP con 4 pezzi (in alcune versioni i pezzi saranno 5 con l’aggiunta di Wratchild) ma soprattutto perché gli sarà dedicata meno “cura” rispetto ai suoi successori.


Insomma, parliamoci chiaro, Maiden Japan suona grezzo, immediato, a tratti urgente ma sempre e comunque tagliente e diretto.


Tutti i quattro pezzi viaggiano a velocità più sostenute delle versioni studio rendendo alcune esecuzioni particolarmente snaturate come l’iniziale Running Free, dove il mood si perde leggermente, ma altre come Remember Tomorrow e soprattutto Killers assolutamente micidiali!


Il quarto pezzo in scaletta è Innocent Exile.


Sono in molti a sostenere che i motivi di queste velocità sono da ricercare nell’intenzione del compianto batterista Clive Burr, ma andatevi ad ascoltare proprio Innocent Exile dove la partenza è affidata al basso di Steve Harris.


La straordinaria versione di Remember Tomorrow presente su quest’album fu sovraincisa l’anno seguente con la voce di Bruce e fu messa sul mercato come b-side del singolo The Number Of The Beast.

L’EP è stato ristampato per intero nella collana “The First Ten Years” del 1990 anche in versione CD.


Maiden Japan oltre a rappresentare il vero e proprio testamento canoro di Di’Anno nei Maiden ci rende uno spaccato dei live maideniani di quegli anni: Una vera e propria macchina da guerra che caricava i cannoni per i prossimi colpi a venire.



A sinistra la prima copertina dell'album con Eddie che mostrava la testa decapitata di Paul Di'Anno.

Nel momento in cui di seppe del siluramento di Di'Anno, si fece in tempo a fermare le stampe e a sostituire con la copertina attuale.

Anche se per certi versi la testa fu proprio lo stesso Paul a tagliarsela con i suoi eccessi e darla in mano a Eddie.









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