Come diceva Francesco Guccini "il tempo prende e il tempo dà". I giorni fanno la stessa cosa. Come il 24 maggio, giorno da incensare nel mondo della musica, perché ci ha regalato (e siamo a ottanta anni fa) il Menestrello Bob Dylan. Quindi il 24 maggio dà. Ma prende anche, perché un 24 maggio di ormai tanti anni fa, era il 1963 (e appena tre giorni dopo, il 27, Bob Dylan avrebbe pubblicato il suo secondo album, il memorabile The Freewheelin' Bob Dylan) morì uno dei più grandi bluesmen di sempre: Elmore James, colui che qualcuno ha definito il Robert Johnson della chitarra elettrica.
"Maestro della chitarra elettrica" e maestro dello slide, lo stile che contraddistingue la musica e le esecuzioni di questo straordinario musicista, che con Robert Johnson ebbe modo di suonare e che, pare, fu lo stesso leggendario chitarrista a spingerlo verso lo stile slide.
E una canzone di Robert Johnson: I'll believe I'll dust my broom, nella sua rivisitazione, diventerà il più grande successo di Elmore James: Dust my broom, una delle tante indimenticabili interpretazioni di questo musicista che si può considerare come una sorta di "ponte" fra il Blues primigenio del Delta e quello dalle sonorità più moderne di Chicago. Elmore sta lì, la sua grandezza abbraccia le due grandi scuole di Blues.
Ma la sua grandezza è andata di pari passo, come succedeva spesso, a una vita tormentata e, purtroppo, breve.
Aveva solo quarantacinque anni Elmore James, quando fu colto da un fatale attacco di cuore che mise fine alla vita del Re della slide.
Elmore James è citato e si parla della sua vita nel bel libro di Fabrizio Poggi: Angeli perduti del Mississippi. Un libro da leggere, che ci racconta storie e leggende del Blues, fra cui, appunto, quella di Elmore.
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