Prima di scrivere questa recensione mi sono posto due obblighi:
Francesco, scrivi di quest’album come se fosse una qualsiasi recensione.
E soprattutto non essere estremamente prolisso.
Perché parlando di Motley Crue, e soprattutto di Too Fast For Love, facile perdermi nei meandri di questo fantastico esordio, di come la band si sia messa in piedi con la netta intenzione di mettere a ferro e fuoco prima la calda California e poi il mondo intero.
Il mio primo disco glam metal nel lontano 1992, quello che mi ha fatto capire a chiare lettere che il rock poteva essere duro e potente, e al contempo sensuale, vizioso e strafottente.
10 Novembre 1981.
Los Angeles è un pullulare di giovani band che rincorrono il successo incendiando in lungo e largo i locali che si affacciano sul Sunset Boulevard.
Dal Roxy Theatre al Troubadour di West Hollywood, dal Whisky a Go Go allo Starwood (dove i Crue suonarono il loro primo concerto nell’Aprile del 1981) il fermento musicale è all’apice della scena: Nell’aria c’è voglia di divertirsi e di rinnovare con freschezza e contaminazione il corredo sonoro lasciato in dote dagli anni ’70.
Ma tra tutte le band, ce n’è una in particolare che pare abbia trovare la chiave giusta, l’alchimia corretta di tutti gli elementi che Los Angeles stava aspettando.
Vestiti in pelle e truccati vistosamente, i primi concerti di questa band chiamata Motley Crue sono delle vere e proprie bolge infernali, esplosioni che non lasciano superstiti.
Un mix acerbo ed irriverente di Sex Pistols, Rolling Stones, KISS, Alice Cooper che suona assolutamente originale nella sua scalmanata commistione tanto da non risultare mai derivativo.
Il sound d’esordio dei Crue per quanto sbrigativo e immaturo, è da subito un marchio di fabbrica, qualcosa di così innovativo da mettere le basi per la nascita di un nuovo stile musicale: il glam metal.
La copertina è proprio un chiaro omaggio in chiave glam metal agli Stones di Sticky Fingers.
L’album viene inizialmente stampato in sole 900 copie dalla stessa band con la Leathur Records, etichetta che la stessa band conia.
Il successo straripante, alimentato dai continui concerti sul Sunset Boulenvard, porta la band a firmare l’anno dopo con la major Elektra Records, che ristampa il disco tenendo fuori il pezzo “Stick To Your Guns”.
Il disco snoda per poco più di mezz’ora ed è aperto da uno dei pezzi più rappresentativi della band, “Live Wire”, apripista di gran parte dei concerti e secondo pezzo più suonato live dalla band (dopo “Shout at the Devil”).
Il riff di lisergico di Mick Mars su Live Wire farebbe storia a sé. Due giri ed esplode la foga del basso di Nikki Sixx e della batteria di Tommy Lee. Fino all’entrata in campo della voce stridula e suadente di Vince Neil.
Fast and slick, well, she's cool and clean / In a pepsi sheen, she's a leather tease When she's on top, well, she can't be stopped/ Watch her scream, watch her suck you clean
Canta Neil su “Come on and Dance” perfetto inno vizioso sostenuto da un andamento suadente e dal famoso “campanaccio alla Tommy Lee” che accompagna quasi tutto il pezzo.
Si prosegue con “Public Enemy N#1” con il suo piglio melodico e festaiolo.
La quarta traccia si tira il fiato con la prima ballad della band, la delicata e decadente “Merry-Go-Round”.
Si riprende al galoppo con “Take Me To The Top” uno dei pezzi che più di ogni altro infiammerà le piccole, sudate e vogliose platee di quei primi concerti.
Un pezzo che per certi versi creerà un vero e proprio cliché per lo stile glam.
Tight action, rear traction / So hot, you really blow me away Fast moving, wet and ready / The time is right, so hold on tight Live wire, night prole / Lay back and take me inside You need me now, I’ll teach you how / Come on let’s go all the way
Azione pesante, trazione anteriore /Così bollente, mi impressioni ti muovi velocemente/ bagnata e pronta è il momento buono / tieniti stretta piena di vita, un predatore notturno /stenditi e fammi entrare hai bisogno di me ora, ti insegnerò come / avanti, andiamo avanti e avanti ancora
Questa è la successiva “Piece Of Your Action”.
Versi che si aggrappano al sesso con tutto quello che la band mette in campo durante i loro spettacoli, capaci di mandare in visibilio stuoli di donne della Hollywood di ogni età e ceto sociale.
“Starry Eyes” è un altro manifesto glam. Sognante e melodica nel suo intercedere.
Si arriva alla titletrack forse il pezzo più scanzonato dell’intero platter, giocato attorno ad un bel riff di Mick Mars, prototipo dei riff che renderanno famoso lo street glam, ed alla melodia decadente e appiccicosa di Neil.
Chiude il disco la power-ballad “On With The Show”, una delle prove più riuscite dalla band nei lentoni.
Frankie died just the other night / Some say it was suicide / But we know how the story goes
Un pezzo autobiografico che affronta senza tanti giri di parole il passato del bassista della band che scaricato giovanissimo dal padre cambia il suo nome da Frank Feranna a Nikki Sixx.
Un disco iconico nel vero senso della parola, assolutamente seminale per tutta la scena street/glam che grazie a questi quattro ragazzi trasformerà Hollywood nella nuova eldorado musicale.
Da ogni parte d’America, tutti passeranno da qui, da quei luoghi, da quei locali per tentare la fortuna vestiti in pelle e truccati come donne, urlando al mondo la loro rabbia attraverso il verbo del sesso, droga e rock n’ roll predicato dai Crue.
Molti di loro raggiungeranno un successo quasi simile (Poison, Faster Pussycat, L.A. Guns, Skid Row) o se non addirittura superiore (Guns n’ Roses) ma non dimentichiamolo mai: "Sesso, Droga e Rock n’Roll. Forse i Motley Crue non hanno fatto tutte e tre le cose meglio di altri, ma di sicuro le hanno fatte più di tutti gli altri".
Per approfondimenti sulla storia di questa fantastica band vi consiglio la splendida autobiografia “The Dirt” .
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