3 Settembre 1984.
Gli Iron Maiden sono già una consolidata macchina da guerra sul fronte Heavy Metal, gli ultimi due lavori della band The Number Of The Beast del 1982 e Piece Of Mind del 1983 hanno consacrato la figura di Bruce Dickinson a frontman di livello internazionale dopo la dipartita di Paul Di’Anno presente nei primi due lavori.
In questo clima di stato di grazia la Vergine di Ferro entra in studio di registrazione sostenuta anche per la prima volta da un senso di continuità: Powerslave è il primo disco della band dove non si assiste all’ingresso di nuovi membri.
Steve Harris, Dave Murray, Adrian Smith, Bruce Dickinson e Nicko McBrain dal precedente Piece Of Mind fino a Seventh Son Of A Seventh Son del 1988 resteranno insieme facendo vivere alla band forse il periodo più interessante e florido in termini di qualità, inanellando un filotto di album di grandissimo valore.
E questo Powerslave è il chiaro esempio di come Steve Harris e compagni girassero a pieno regime regalandoci quello che da molti è considerato uno dei migliori lavori della band.
Partiamo dalla copertina, dove la mano del disegnatore Derek Riggs (noto per aver disegnato le migliori e storiche copertine del gruppo) stavolta si supera regalandoci una superba interpretazione di Eddie in chiave faraonica.
Per la prima volta in copertina non compare il consueto logo rosso con contorno bianco ma stavolta si segue il pantone del disegno con un bellissimo “Iron Maiden” dorato.
Con il fidato Martin Birch in produzione, partenza tiratissima con “Aces High”.
Il pezzo sarà uno dei punti di forza dei live. Introdotto dal coinvolgente e celeberrimo discorso di Winston Churchill agli inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale, Aces High è dedicato agli eroici piloti della RAF che difesero la patria dagli attacchi nazisti.
E' uno dei brani più veloci dei Maiden dell’epoca che sfocia in un ritornello di grande presa.
Il secondo è “Two Minutes To Midnight” pezzo che resta su temi bellici ma in piena guerra fredda sposta l'attenzione sul timore di una possibile guerra nucleare.
Dal punto di vista musicale il pezzo è stato scritto da Smith e Dickinson ed è aperto da un celebre riff che farà scuola.
Ritornello funzionalissimo ai live set, infatti sarà un brano quasi immancabile nelle scalette, anche abbastanza recenti.
Come terzo brano arriva “Losfer Words (Big ‘Orra)” uno brano strumentale, per la precisione il quarto brano strumentale presentato in discografia fino a quel momento.
Un’altra prova della verve della band capace di tessere delle ottime trame musicali anche senza l’intervento della voce.
La quarta traccia è “Flash Of The Blade”, scritta da Bruce Dickinson e ispirata nel titolo alla sua grande passione per la scherma. Il pezzo gode di un interessante riff di chitarra e di un ottimo sviluppo che va a sfociare in un ritornello di grande presa. Nonostante l'amore più volte dichiarato dei fans rispetto questo brano, la band l'ha sempre tenuto lontano dalle esibizioni dal vivo.
Il brano è presente nella colonna sonora del film Phenomena di Dario Argento assieme ai Motorhead.
Si prosegue con “The Duellists’” altro pezzo che vede protagonista la spada, stavolta in chiave duellante. Il brano è infatti ispirato all’omonimo film di Ridley Scott a sua volta ispirato dal romanzo The Duel di Joseph Conrad del 1908.
Anche questa validissima canzone non troverà mai sfogo dal vivo.
“Back in The Village” introdotta da un altro bellissimo riff di chitarra si sviluppa veloce e tirata con la voce di Bruce che si poggia con armonia.
Il brano è ispirato alla serie TV britannica The Prisoner alla quale i Maiden avevano già attinto con il brano “The Prisoner” su The Number Of the Beast.
Con “Powerslave” si raggiunge il climax dell’album.
Il pezzo scritto da Bruce Dickinson tratta i temi della morte visti dal punto di vista di un faraone morente. Tutta la parte strumentale si incastona a meraviglia ai temi egizi con un maestoso lavoro di intrecci chitarristici.
Chiude l’album l’immensa e brillante “Rime Of The Ancient Mariner” una cavalcata epica di ben 13 minuti ispirata all’omonima poesia di Samuel Taylor Coleridge del 1798.
Con Powerslave gli Iron Maiden toccano un livello compositivo altissimo, un album completo sotto tutti i punti di vista considerato a buona ragioni uno dei manifesti dell’intero genere.
Dal tour che ne seguirà, uno dei più spettacolari dell’epoca con un enorme Eddie mummificato che sovrasterà il palco, verrà dato alle stampe Live After Death, uno dei più iconici live rock album di sempre.
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