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CLASSICS: BLACK SABBATH - Black Sabbath


1 Giugno 1970.


Scroscio di pioggia, tuoni, una campana che suona a morto.


Fino all’arrivo dell’ipnotico riff di “Black Sabbath”.


Si apre così l’avventura di una band che farà la storia dell’Heavy Metal.


Birmingham negli anni ’70 era una grande città figlia dell’industria, qui James Watt collaudò il primo motore a vapore e l’intero agglomerato urbano fu lentamente avvolto da grandi fabbriche, fumo e cemento.


Un “microclima” ideale fatto di nubi urbane, metallo, ambienti claustrofobici e cupi che favorì fortemente lo sviluppo di tutte le componenti del genere.


Toni Iommi, chitarrista, lavorava proprio in una fabbrica per la lavorazione del metallo, quando un giorno subì un grave incidente che gli costò l’amputazione delle falangi del medio e dell’anulare della mano destra.


La fine per un chitarrista, per giunta mancino (con le dita della destra Toni doveva agire sulla pressione delle corde).


Superato un primo momento di sconforto, Iommi non si da per vinto, e si auto costruisce delle protesi fuse da lui stesso.


Nasce così la leggenda del tipico sound blacksabbatiano giocato sull’accordatura un semitono sotto e sui rapidissimi slide.

Oltre che sulla voce e sulle leggendarie performance di uno dei più grandi frontman in ambito hard rock: Ozzy Osbourne.


“Black Sabbath” in realtà venne dato alle stampe già il 13 Febbraio in Inghilterra, ma il primo Giugno del 1970 l’album vede luce anche negli States superando i 2.000.000 di copie vendute.


L’album si apre con l’ossessiva, cupa e ipnotica “Black Sabbath”, uno dei pezzi storici della band:


Tre sole note capaci di ricreare un’atmosfera a dir poco angosciante sulla quale la teatralità vocale di Osbourne va letteralmente a nozze, regalandoci uno dei momenti più rappresentativi di tutto l’ambito Heavy Metal.


Il sabba prosegue con l’apertura addirittura bluesy di “The Wizard”, favorita dall’armonica suonata da Ozzy.


La terza traccia “Behind The Wall Of Sleep” (brano dichiaratamente ispirato all’omonimo racconto di H.P. Lovecraft) rappresenta un altro storico brano.

Stavolta a salire in cattedra è la sezione ritmica con Bill Ward a spaziare tra tempi diversi e il basso di Geezer Butler a intercalarsi improvvisando in essi.


Il basso resta protagonista aprendo con tanto di wah-wah la successiva N.I.B. .

Qui i quattro calano un altro classicone, uno tra i pezzi più noti della band.


Riff storico sul quale la voce di Ozzy si fonde, plasmando alla perfezione l’universo Black Sabbath.


Segue “Evil Woman” l’episodio più calante dell’album ma di fatto si tratta di una cover dei Crow.

“Sleeping Village” rappresenta un lungo viaggio cupo e psichedelico all’interno dell’album con l’intervento addirittura di uno “schiaccia pensieri” .

“Warning” è un pezzo in gran parte strumentale, mentre sull’edizione americana è presente anche la ottima e inspiegabilmente esclusa “Wicked World”.



Prodotto da Rodger Brain, “Black Sabbath” rappresenta un album embrionale per tutto l’Heavy Metal che verrà a venire influenzando centinaia di band e spargendo il seme per la nascita del doom metal.


I Black Sabbath già dal successivo Pananoid si auto costruiranno la strada verso la leggenda, portando le radici dell’Heavy Metal nei terreni più tetri, malsani e maledetti, lì dove invece Deep Purple e Led Zeppelin non osarono mai avventurarsi.






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