13 maggio 1988, in un albergo di Amsterdam si compie l'ultimo atto di una vita contraddistinta da (tanto) genio e (altrettanta) sregolatezza.
Il 13 maggio 1988 il grande Chet Baker, l'Angelo, precipita da una finestra della sua camera al Prink Hendrik Hotel della città olandese e muore.
Si compie così il destino di un uomo tormentato per decenni dai suoi demoni; un geniale poeta della tromba, che, come recita la targa posta all'esterno dell'albergo summenzionato: "Egli vivrà nella sua musica per tutti quelli che vorranno ascoltarla e capirla»
Chet Baker ha avuto, appunto, una vita tormentata e molte delle sue vicende si sono svolte in Italia, in particolare a Lucca, dove ha soggiornato nel periodo fra il 1960 e 1961. E qui ha vissuto una delle più "particolari" disavventure fra le molte che ne hanno contraddistinto l'esistenza. La vita di Chet, in quel periodo, si svolgeva fra Lucca e la Versilia, dove stavano nascendo i locali che significavano il boom della dolce vita estiva. La famosa "Bussola" dove Chet era di casa e che si riempiva a ogni sua esibizione.
Ma la sua vita, così sregolata, così dipendente dalle droghe almeno quanto lo era dalla musica, lo portava a inseguire i suoi eccessi. Fu così che un giorno di fine estate fu trovato esanime in una stazione di servizio della cittadina toscana.
Venne così arrestato, provocando un grande scalpore: il grande musicista americano, il bellissimo "Angelo" che finisce in galera in una piccola cittadina della provincia toscana. Non dimentichiamo che siamo nel 1960 in un'Italia rurale e molto provinciale.
E curiosa. Di quell'artista, il cui arresto provoca, appunto, curiosità quasi morbosa.
Le fasi del processo che si svolge a Lucca attirano folle di curiosi che aspettano notizie all'esterno del tribunale.
E la sentenza fu emessa. Condanna a 16 mesi.
Sedici mesi da scontare in carcere.
Senza musica.
Senza tromba.
Come fare?
Allora Chet cominciò a inoltrare richieste per poter suonare la tromba in carcere; richieste che venivano sempre respinte fino a che un giudice decise di venirgli incontro, pronunciando una fredda sentenza, che, involontariamente divenne una poesia. Chet Baker poteva sì suonare la tromba, ma soltanto per un periodo limitato e per cinque minuti due volte al giorno.
Cinque minuti due volte al giorno. Ecco qua che entro in gioco personalmente. Infatti, da quella sentenza è nato un libro che io ho scritto e che Cristiano Soldatich ha illustrato. "Cinque minuti due volte al giorno" il tempo in cui Chet Baker suonava la tromba in carcere e il tempo in cui decine e decine di persone si assiepavano sulle mura di Lucca, alle quali il carcere di San Giorgio è adiacente, per sentire quei piccoli frammenti di magia uscire dalle finestre della prigione. Le note di Chet invadevano l'aria ed evadevano da quelle mura, trascinando con loro chiunque fosse lì ad ascoltare e a godere di tanta bellezza. La graphic novel che abbiamo scritto e disegnato racconta quel periodo, fra il 1960 e il 1961, fra musica, droga, corse in macchina, demoni, carcere, secondini, passioni e ancora musica. Tanta musica che l'Angelo ha dispensato per decenni prima di quel fatidico 13 maggio, prima del suo ultimo volo, che però non ha impedito e non impedirà alla sua musica di continuare a farci evadere.
Per cinque minuti due volte al giorno e anche più.
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