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La storia di "Garota de Ipanema", il brano di bossanova più famoso al mondo


E’ il brano di bossanova più noto e più eseguito al mondo. E, soprattutto, è la seconda canzone più reinterpretata dei tempi moderni dopo «Yesterday» dei Beatles. Per alcuni è l’opera d’arte che meglio rappresenta il Brasile. Più delle famose e futuristiche architetture di Oscar Niemeyer, il grande architetto brasiliano famoso in tutto il mondo o dei romanzi dello stesso scrittore George Amado. Si tratta del brano Garota de Ipanema ("La ragazza di Ipanema", "The Girl From Ipanema" nella versione in inglese), canzone composta dal poeta Vinicius de Moraes e Antonio Carlos Jobim nel periodo in cui, siamo nel 1962, frequentavano il Veloso, un locale di Rio de Janeiro pieno di intellettuali annoiati seduti ai tavolini a fumare cigarillos, sorseggiare guaranà e sfogliare i testi di Jorge Amado.




La ragazza era effettivamente alta e, all'epoca, mora, con gli occhi azzurri, abbronzata e verosimilmente molto bella. Ma ciò che colpì Moraes, e questo lo rivelò alcuni anni dopo assieme al nome e cognome della ragazza, fu il suo sguardo malinconico. Fu infatti nel 1965 che il poeta, rivelando al mondo intero il nome della ragazza allo stesso tempo lo accompagnò da una riflessione divenuta ormai celebre. "Lei fu ed è per noi l'esempio di un bocciolo carioca; una ragazza con l'abbronzatura dorata, un misto di un fiore e di una sirena, piena di splendore e di grazia, ma con lo sguardo anche triste, che si porta con sé, sulla strada verso il mare, il sentimento della giovinezza che passa, della bellezza che non è solo nostra - dono della vita nel suo incessante meraviglioso e melanconico fluire e rifluire."


Garota de Ipanema fu presentata per la prima volta al pubblico nell'agosto del 1962 in occasione della prima esibizione pubblica di Vinicius de Moraes come cantante in un locale di Copacabana insieme con Antonio Carlos Jobim, colui che ha composto la musica, e Joao Gilberto, all’epoca cantante e chitarrista di fama il quale, proprio nello stesso periodo, chiese ai suoi amici una canzone “che raccontasse l’amore”. Insomma, tre personaggi che già allora erano considerati l'essenza della bossa nova.


E la versione più celebre di sempre è quella di Joao Gilberto grazie al memorabile album Getz/Gilberto (1964), condiviso con il sassofonista americano Stan Getz e con la sua prima moglie Astrud a cantare il testo in inglese.

Guarda che cosa molto bella, Ricolma di grazia. E’ la ragazza che viene e che passa, Ancheggiando dolcemente, cammina verso il mare Ragazza dal corpo dorato Dal sole di Ipanema, Ed il suo ancheggiare è più che una poesia E’ la cosa più bella che io abbia mai visto passare Ah, perché è così tanto sola Ah, perché tutto è così triste Ah, la bellezza di tal fatta La bellezza che non è solo mia Che passa pure da sola Ah, se lei sapesse Che quando lei passa Il mondo sorridendo si riempie di grazia

E rimane più bello A causa dell’amore.



Ed Helo che fine ha fatto? Oggi, la famosa “Garota de Ipanema”, Heloisa Eneida menezes Pais Pinto, ossigenata signora quasi settantaseienne che, a giudicare dalle foto pure deve averne dato di lavoro ai chirurghi plastici carioca, chissà cosa avrà pensato alla notizia della scomparsa di Joao Gilberto, avvenuta l’anno scorso a Rio all’età di 88 anni. Helo, grazie alla “garota”, quando era nel fiore della gioventù, s’è inventata una carriera da modella.



Pure “Playboy” s’è spesso e volentieri scomodato per renderle omaggio, oltre alle centinaia sue apparizioni nelle televisioni di mezzo mondo. Quando però nel 2001 ha usato il marchio “Garota de Ipanema” per la sua sciccosissima boutique, s’è ritrovata in causa contro i parenti di Jobim e Moraes che ne avevano ereditato i diritti. La Corte, in ogni caso, sentenziò a favore della ormai ex ragazza.



Chi invece dalla “garota” ha avuto tutto da guadagnarci sono i circa 500 artisti che in giro per il mondo l’hanno reinterpretata: dalla prima versione di Pery Ribeiro alla cover italiana di Bruno Martino e Caterina Valente nel 1965, dal tributo di Frank Sinatra fino ad arrivare al capriccio postumo di Amy Winehouse. Tutti hanno un debito ideale con l’arte di Jobim e Moraes. Tutti devono qualcosa all’irripetibile performance di Getz e degli allora coniugi Gilberto. E al “corpo dorato” di quel bel pezzo di bambina di 58 anni fa.



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