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30 aprile 1982 - LESTER BANGS

"Se non la pubblicate mi dovete spiegare il perché". Questa era la nota conclusiva della prima recensione che il giovane Lester Bangs aveva mandato a "Rolling Stone". E a "Rolling Stone" decisero che non c'era nulla da spiegare. E la pubblicarono. Inizia così la storia del più grande critico musicale rock di tutti i tempi, il Jimi Hendrix del giornalismo, irriverente, trasgressivo e geniale, una vita da rockstar senza essere rockstar, con tutti gli eccessi e le eccentricità tipiche dei personaggi che osannava, o stroncava senza nessun timore reverenziale se lo riteneva giusto.

"Tutto bene Les?" - gli chiese il suo vicino di casa Abel Shaker, vedendolo rincasare con l'aria un po' sbattuta - "Sì, sto una meraviglia!" rispose. Diceva a tutti così Lester, "Sto una meraviglia", ma quella sera del 30 aprile 1982 non era vero. Nonostante da oltre sei mesi avesse smesso con le droghe e perfino il suo loft, noto per il degrado e lo squallore, adesso era tirato a lucido, Lester non stava affatto bene, sicuramente a causa di quella brutta influenza che c'era in giro. Aveva bisogno di riposare un po' prima che arrivasse la sua amica Nancy Stillman, così mise sul piatto un disco degli Human League e si distese sul divano. Quando Nancy arrivò lo trovò così, disteso sul divano con il braccio penzoloni, la sua tipica posa quando dormiva. Ma stavolta Lester Bangs non sta dormendo. È morto da qualche minuto, forse per un'ultima dose di eroina tagliata male. Finisce così la vita e la carriera del più geniale e feroce critico della storia del rock, colui che non ha mai risparmiato a nessuno le sue acuminate stroncature. Per uno solo ha avuto un occhio di riguardo, l'unico che la sua penna al vetriolo non ha mai colpito: Lou Reed.


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