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25 aprile - UNA CONFESSIONE PERSONALE 3

Non c'è niente da fare, ci sono canzoni che ci vergogniamo a dire che ci piacciono, ma ci piacciono. Ho fatto già outing su un paio di cose, ma come si dice, non c'è due senza tre. E approfitto dell'indulgenza che mi tributerete in virtù del mio compleanno per confessare che a me "Teorema" di Marco Ferradini è sempre piaciuta. Sì sì, lo so, tanti luoghi comuni e una visione decisamente reazionaria della figura femminile, nonostante un finale che tenta il recupero con i buoni sentimenti, quelli che in teoria vincono su tutto, aggiungendo retorica alla retorica. Insomma un brano di quelli che un amante del rock schifa in partenza. E invece a me, durante quei falò estivi, quando il chitarrista di turno se ne usciva con l'inevitabile "Teorema" (in genere subito dopo la "Canzone del sole" di Lucio Battisti), mi sembrava che quel testo dicesse quello che nessuno osava, ma tutti sapevano. Anche perché, confessiamolo, della seconda parte, quella in cui Ferradini dice "no caro amico, non sono d'accordo", non ce ne fregava assolutamente nulla, non contava, ci rendevamo già conto che era il tentativo di nobilitare una canzone che altrimenti sarebbe stata bollata come "maschilista".

Insomma a me quella canzone piace, anche melodicamente, nella sua semplicità.

Molti anni dopo scoprii che non era un caso, perché chi l'ha composta non è Marco Ferradini, ma Herbert Pagani, un autore che ho sempre amato per la sua vena poetica simile agli chansonnier francesi e per una certa melanconia che in fondo mi somiglia. E forse non è un caso che Herbert Pagani sia nato il 25 aprile del 1944, in pieno conflitto mondiale, nel giorno che l'anno dopo sarebbe stato festeggiato per la "Liberazione". E incidentalmente è anche il giorno del mio compleanno. Ah, naturalmente "Teorema" la conoscete tutti, quindi di Herbert Pagani ascoltiamoci questo gioiello che invece è molto meno noto, ma è tra le canzoni più emozionanti mai scritte.


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