Le "power ballad" sono, traducendo letteralmente, "ballad potenti". Spesso questa etichetta viene attribuita a brani "lenti" eseguiti con strumenti spigolosi come le chitarre elettriche distorte ed è una pratica molto usuale nell'hard rock e nell'heavy metal, tant'è vero che tra i capisaldi ci sono "Nothing Else Matters" dei Metallica, "Still loving you" degli Scorpions, "Patience" e "November Rain" dei Guns'N'Roses, tanto per fare degli esempi. Ma nessuno poteva immaginare che a mettere il punto definitivo sulla power ballad sarebbe stato un rappresentante della black music, capace di spaziare dal funky al rap passando per il soul e il rythm'n'blues. Ma Roger Nelson in arte Prince non era uno qualunque, lui era il Genio di Minneapolis, un musicista a tutto tondo capace di inventare quello che gli altri ancora non erano in grado di immaginare. Così, quando decise di comporre una power ballad non ne scrisse una qualunque, ma "Purple Rain", LA power ballad per eccellenza, il riferimento di ogni altra da quel momento in poi. Dopo tornò a farsi gli affari suoi e a miscelare in quel modo unico le cellule rock, jazz, funk e rap per farne la sua incredibile, inimitabile musica. Un episodio marginale del suo repertorio, un unicum tanto per mostrare al mondo che qualunque fosse il genere con cui gli veniva voglia di cimentarsi, lui era sempre il Genio. E lo sarebbe stato ancora a lungo se il destino non se lo fosse portato via a soli cinquantotto anni, il 21 aprile del 2016.
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