Sono sempre stati l'emblema del "dark-rock", anche se, a ben guardare, per tutti gli anni in cui i Cure sono stati considerati gli alfieri del genere, di dark vero ce n'era solo qualche sprazzo in "Faith" e "Pornography". Poi è arrivato "Disintegration", l'ottavo album della band, quello che finalmente sembra dire "Ok, volevate il dark? Ebbene eccolo!". Ma allora perché la loro collocazione nella "cerchia dei cupi" era dato per scontato fin dagli inizi della loro carriera? Il merito è tutto del frontman, del suo trucco un po' Pierrot, un po' Joker, un po' Rocky Horror, del suo sguardo che sembra immortalato da Eisenstein e soprattutto del suo modo di cantare, perché qualunque sillaba uscisse dalla sua bocca, qualunque parola, qualunque brano, anche una marcetta leggerina leggerina, lui lo cantava in quel modo lì, come se fuori ci fosse l'Apocalisse. Il 21 aprile del 1959 nasce Robert Smith, leader dei Cure e icona di un'intera generazione.
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