Sono gli stessi grandi artisti brasiliani come Edu Lobo, Moacir Santos e Cesar Camargo Mariano ad indicarlo quale nuovo punto di riferimento della musica brasiliana e, assieme a Yamandu Costa, tra i maggiori chitarristi della sua generazione. Si tratta di Chico Pinheiro, paulistano, compirà 46 anni a dicembre prossimo, un talento puro oggi riconosciuto da tutti come musicista e compositore di grande originalità e maturità. Un grande artista che, nell’ambito della decima edizione del “Play Music Festival”, sarà possibile apprezzarlo mercoledì 14 luglio nello splendido scenario della terrazza dell’Hotel Medinblu in un concerto assieme al giovane talento siciliano alla batteria, Joe Santoro ed al bassista carioca Alfredo Paixao.
Per il prestigioso giornalista e critico musicale Mauro Ferreira (O Globo, Rolling Stones Brasil) l’artista mostra “il dominio della lingua del jazz senza frontiere” e se ha collaborato, tra gli altri, con artisti del calibro di Dianne Reeves, Herbie Hancock, Esperanza Spalding, Joyce, Ivan Lins, Rosa Passos, João Donato, Johnny Alf, César Camargo Mariano, Elza Soares, Luciana Souza, John Patitucci, Roberto Fonseca, non c’è nulla da meravigliarsi se il suo album più recente “City of Dreams” (2020), il settimo della sua carriera, è stato candidato ai “Grammy Awards 2021” nella categoria “Best Latin Jazz Album”. Un album, quest’ultimo, che nonostante si collochi senza ombra di dubbio nella terra universale del jazz, “si (im)pone come un disco di un chitarrista brasiliano”, come afferma lo stesso giornalista Mauro Ferreira. Senza contare il fatto che Pinheiro è stato compagno e collega, tra i grandi nomi della MPB, di Aldir Blanc, Paulo César Pinheiro, Chico César.
Trent’anni di carriera, una decina di album compresi quelli suonati assieme ad altri artisti e una tecnica e musicalità raffinata quella di Chico Pinheiro, autodidatta ma poi diplomatosi al Berklee College of Music di Boston (Massachusetts, EUA) ed incensato dalla stampa americana. Nonostante sia residente da tempo a New York, torna spesso in patria per mostrare, proprio attraverso la sua musica, come si sia “nutrito” bene della cultura musicale di Antonio Carlos Jobim, grazie proprio ad una sorta di lirismo nelle sue esecuzioni jazzistiche. E ogni tanto, sul palco della TV Brasil, il chitarrista riesce a mescolare jazz, samba e bossa nova. Insomma, la sua “brasilidade” viene fuori spontaneamente, diluita dalla frenesia jazzistica ma sempre ben presente.
Ma a sintetizzare bene l’anima musicale del chitarrista paulistano ci pensa il “Jazz Times Magazine” “È difficile resistere al fascino di Pinheiro come chitarrista, compositore e cantante. Immagina un giovane Chet Baker, con le braciole di Luiz Bonfa e il dolente senso della melodia di Marcos Valle, e ottieni un combinazione perfetta”. E perfette, come sempre, le scelte accurate del direttore artistico del Music Play Festival, Alessio Laganà. “Un decimo anno che chiude un cerchio e che consacra il mio modo di intendere il festival – afferma il direttore - una continua ricerca che affianca alla scelta di artisti famosi, la proposta di giovani emergenti, di artisti del sottobosco underground, e la voglia di scommettere su di loro. Ciò che si vuole proporre è un festival che sia al passo coi tempi, e che sia in linea con le tendenze internazionali”.
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