La dimensione onirica non la controlli.
Non la controlli ma ti parla.
Parla a te che parli a qualcuno o di qualcuno.
E ti dice delle cose.
C’è un pezzo di noi che – fatalmente – dobbiamo lasciare indietro, per superare il livello e passare a quello successivo.
La vita è giorni in fila, un cammino è passi in fila.
La maggior parte delle persone, la quasi totalità, ciò non lo coglie semplicemente perché non ha lo spessore per essere parte fondante di un progetto.
Men che meno inventarne uno.
Chè chi li inventa i progetti lo sa bene che essi sono matrioske ed ogni fase è funzionale a un’altra, ma – pur tenendo bene a mente l’obiettivo (“ama il tuo sogno, pur se ti tormenta” diceva D’Annunzio) – fase per fase ci si lascia assorbire totalmente – ma pro tempore – dalla bolla di cui ci si sta occupando in quel preciso momento.
E si tende a dimenticare che è solo un anello della catena, ci si spende totalmente là dentro eludendo la provvisorietà dichiarata di quel momento che, però, è tutto.
Finchè c’è.
Ferdinando Magellano è un portoghese, ma chi è dotato di sensibilità particolare, chi è un eletto, capisce in fretta che la sorte non gli ha assegnato il compito di incidere su quella porzione di mondo, comprende in fretta che il palcoscenico geografico è una finzione.
Quelli come Magellano sentono, prima ancora di capire, che la scriminante che guiderà il timone dei luoghi sarà solo la grandezza dei palcoscenici, non dove essi si trovino.
Chè la storia si scrive dove la storia si fa, non dove ti pare.
Più o meno quello che capitò a Luis Figo, che nasce portoghese, ma poi si ritrova a esportare il bello, a esplorare quanto ci si può spingere in là, oltre, in Spagna e lascia il Portogallo, destinazione Barcellona.
Figo comincia a scriverla qua la storia, ma dentro di se lo sa bene che ogni tappa è un transito.
E anche Magellano capisce il che ruolo scelto per lui dalla Sorte è qualcosa di più del Portogallo e abbandona per sempre Lisbona.
Gli affetti, le persone, i ricordi, gli odori dei luoghi di partenza se li porterà dentro per sempre, nulla potrà sbiadirli, ma essi rappresenteranno la cifra di ciò che lui sarà, la declinazione del suo essere eletto.
Non in Portogallo, non là.
Magellano comprende, quando ancora è in Portogallo, che si può osare, che lui, proprio lui, è chiamato ad osare.
Entra in possesso di una mappa che ipotizza nelle Americhe – scoperte circa 30 anni prima – un passaggio verso…oltre…
Un passaggio all’altezza del Rio de la Plata che porti sull’altro fronte del mondo, quello che deve necessariamente esserci e portare verso le Indie, il percorso commerciale verso le quali è inibito dalla bolla papale dall’Europa verso Est per le navi spagnole.
“Buscar el levante por el ponente”, è questo il sogno di Magellano, che lo farà per la corona spagnola, andando contro gli interessi portoghesi (tutelati dalla Bolla pontificia).
Ma Magellano è l’eletto, lui è chiamato a scrivere la storia (la sua e quella del mondo) e questa storia la si scrive per gli spagnoli.
E non a casa sua, altrove.
Non in un posto definito, ma in continuo movimento, fase per fase, step by step.
Magellano è uno che studia, si ammazza di studi e bypassa le scarse conoscenze dell’epoca saccheggiando il suo intuito, la sua capacità di leggere oltre, over the horizon.
La Spagna lo finanzia e lui parte, direzione Sud America.
Il passaggio sul Rio de la Plata non c’è, i perigli e le disavventure si susseguono, ma Ferdinando Magellano ha dalla sua un’altra caratteristica: è un catalizzatore per il suo equipaggio, che lo segue in maniera fideistica, eppure sono tempi in cui nei mari si muore.
E il rapporto col suo equipaggio scopre tutto il suo spessore nei momenti più drammatici, quelli nei quali Magellano gestisce l’ammutinamento con pugno di ferro rispetto alla lealtà ma rispetto per l’umanità nel momento in cui concede a chi lo dicesse apertamente di tornare indietro.
Partiranno in 5 caravelle, tornerà alla base, quasi 3 anni dopo solo una e mezza scassata. E Magellano stesso non ci sarà, eppure la storia la avrà scritta per sempre.
Magellano non è solo un eletto, Magellano è un modo di essere, uno stile di vita che solo in pochi, pochissimi possono permettersi ma, al tempo stesso, dal quale non possono esimersi. Mai.
Magellano sa che è lui – anche a rischio della sua stessa vita – a dover indicare la via e, in un crescendo continuo, passa, nel percorso, da un luogo all’altro, da uno scenario all’altro.
Perché ci sta anche che – nel tempo – se la storia non la scrivi bene qualcuno te la copi, ne faccia una simile, e poi vai a capire di chi è l’originale.
Un po' come accadde a Michele Pecora col brano “Era lei”, che poi Zucchero prese di peso (parole e musica) nel ritornello di una sua canzone. Non era plagio stabilirono i giudici e lo stesso Pecora, molti anni dopo, disse che si, in effetti, forse era solo una rievocazione di tempi andati.
Ma il brano resta, come la storia scritta.
Perché essa è più importante dell’interprete che, però, è indispensabile per scriverla.
Magellano, ad esempio, è un uomo di mare e lo sa che la tappa migliore, il porto più sicuro è comunque un posto dal quale prima o poi bisogna salpare, perché l’ancora va gettata altrove, in un posto nuovo, più importante e, soprattutto, Magellano sa bene che non può esimersi dal completare il percorso.
E Figo? Lo avevate dimenticato?
Certo che no, lui interpreta al meglio questa idea, questo modo di essere, di vivere e lascia il Barcellona per il Real Madrid (tradimento massimo). E dopo avere infiammato la gente dei “blancos” decide che è tempo di Italia, di Fc Internazionale Milano, per l’esattezza.
E anche questo è un altro pezzo importante del percorso che, nel suo caso, veste poi i panni dell’ambasciatore del football, in maniera sempre più efficace, in giro per il mondo, presso le comunità più povere e disagiate o in forma “ufficiale” per conto dei vertici del calcio mondiale
Perché lui è un eletto e non può scappare dal suo compito di scrivere la storia.
Esattamente come Ferdinando Magellano.
E la storia del mondo ci dice che essa stessa si fa nei porti, sui campi di calcio e con la musica e la fa per lo più chi – in qualunque modo – con i porti, i palchi e il football ha a che fare e già solo per questo è un eletto.
Ho fatto un sogno strano stanotte. C’erano Magellano, Figo e Michele Pecora.
Devo smetterla di mangiare pesante la sera.
Ho fatto un sogno strano.
Strano assai.
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