
When you walk through a storm Hold your head up high And don't be afraid of the dark
At the end of a storm There's a golden sky And the sweet silver song of a lark
Più o meno questa è la condizione nella quale versa la città di Liverpool quando la band “Gerry and the peacemakers”, all’alba degli anni ’60, incrocia più volte la scena musicale dei live in riva al Mersey, nel “Merseyside”, appunto, con atri quattro colleghi bravini.
Questi si chiamano "Beatles", ma – ancora per poco - “Gerry and the peacemakers” si prendono una belle fetta di ribalta territoriale: sta nascendo il “Merseybeat”, quel fenomeno musicale che germoglia nelle aree portuali intorno a Liverpool e che darà il “la” alle “British invasion”, quella specie di invasione della riserva di caccia musicale statunitense da parte del sound britannico, appunto.
Liverpool – dicevo – è il suo porto, da sempre, fin da quando, meno di due lustri prima della pubblicazione della Magna Charta, ai primi giri di campo del 1200, il re Giovanni Senzaterra

concesse la qualifica di città al villaggio di Leerpoole (che significa stagno, palude o qualcosa del genere), con l’intenzione di farne un porto, uno sbocco a mare verso occidente.
Piccoli stagni crescono, ma da allora Liverpool è porto; è porto prima ancora di avere il porto.
E il porto, da sempre, ovunque, è il posto dell’anima delle barche, che vi si ricoverano per uscire un’altra volta, per tutti coloro i quali “non hanno mai smesso di uscire una volta ancora, ogni giorno della loro vita e che non hanno paura a volte di lanciarsi fianco a fianco in avanti a rischio di affondare”, per usare le parole di Jacques Brel.
Questa, nei secoli, è l’anima di Liverpool, quell’anima che esce devastata dalla seconda guerra mondiale ma che, per dirla ancora con Brel, somiglia a quelle barche che “tornano in porto lacerate dappertutto, ma più coraggiose e più forti…”.
In quegli anni quest’anima portuale di Liverpool cerca ancora una volta una via per ripartire, per ricominciare.
E il porto lo sa sempre da dove si ricomincia: dall’anima; quell’anima che nei porti si declina in due modi: la musica e il football.

“Gerry and the peacemakers” orecchiano una canzone statunitense, quella, struggente, che chiude un musical di gran successo di quasi 20 anni prima
E’ il 1945, la guerra è alle battute conclusive e il 19 aprile del 1945 a Broadway debutta “Carousel”, “La giostra”, un musical che conoscerà uno straordinario successo con quasi 1000 repliche e dal quale verrà messo in piedi anche un film.
Nel 1963 il brano “You’ll never walk alone” è ufficialmente pubblicato dalla band del “Merseyside”.
Walk on through the wind Walk on through the rain Though your dreams be tossed and blown
…e sembra il manifesto dell’altra parte di poesia che solo il porto, una città di mare sa offrire: il football. Questo passo, ma l’intero brano è la sintesi perfetta, il manifesto, appunto del Liverpool Fc, che si sta faticosamente rialzando dopo aver mangiato la polvere delle retrovie per tre lustri.
Quella squadra ha un condottiero, uno scozzese, nato lontano dal mare ma su un piccolo lago e lui sa che l’acqua può diventare specchio e proiezione verso il futuro, ma anche immobilismo e stagno, proprio come era Liverpool prima di essere porto.

Quell’uomo è Bill Shankly, passerà alla storia come colui il quale fece grandi “i reds”, colui il quale aveva un unico credo, fuso in un blocco unico: il lavoro, l’attaccamento alla maglia e la missione di “fare divertire la gente di Liverpool”. Un soggetto che con la famiglia continua a vivere, per decenni, in una casa umile di un quartiere popolare e che va allo stadio il giorno delle partite in autobus, perché, sostiene che “è bello parlare con i tifosi della partita mentre anche loro stanno andando allo stadio, a vedere te e i tuoi ragazzi, perché ogni club ha un’anima e i suoi tifosi ne sono portatori”.
Ecco, quest’anima è quella del porto. Ancora.
Quella stagione, la 63/64 è quella dello scudetto del Liverpool (che manca dal 1947) e proprio in quell’anno, Shankly si innamora della versione di “Gerry and the pacemakers” di “You’ll never walk alone”; in qualche modo la adotta e da quel momento in poi, soprattutto, la leggendaria curva “Kop” la fa sua per sempre, al punto da farla diventare l’inno ufficiale del club, il più famoso al mondo, nella storia del football.
E’ vero, a braccetto con il Liverpool Fc – sul piano del prestigio mondiale - da qua in poi ci andranno i Beatles, ma la leggenda, ormai, è servita…
Walk on, walk on With hope in your heart And you'll never walk alone
You'll never walk alone
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